In gastronomia non esiste tradizione. O meglio, la tradizione non è qualcosa di fossilizzato nel tempo, ma che si rinnova in continuazione, cercando di restare fedele a sé stessa e ai propri principi. Come un padre di famiglia che vede se stesso nei propri figli.
Una metafora apparentemente ardita ma che non si potrebbe sposare meglio a quella che è la realtà della Cantina Mastìo-Hofmann e all’ultima avventura che Michele e Paola, terza generazione al timone dell’azienda con sede a Galtellì, hanno deciso di intraprendere. Due giovani che hanno sposato non solo l’altro ma la causa di una terra bellissima, ma selvaggia e abbandonata come le Baronìe, cercando attraverso il loro lavoro di preservarla, di tenere fede a quello che erano il credo in vigna e in cantina del nonno di Michele, da cui ha preso il nome, e allo stesso tempo di provare a tramandare questo scrigno di bellezza al futuro. Come? “Traducendo ciò che era in un linguaggio che le prossime generazioni possano comprendere, apprezzare, fare loro”.
Per questo da subito non si sono accontentati di fare un ottimo vino – che continua a mietere premi in tutta Italia e non solo – ma hanno sperimentato, riflettuto e sognato. Oggi vede finalmente la luce il risultato di uno di quei sogni, anzi il riassunto di quello che Michele e Paola vogliono fare con il loro lavoro: Vermuto. Un nome che suona simile a quello del famoso vino rinforzato di origine piemontese, ma leggermente svicola nel pop, nell’ironia, sia con il suono delle lettere che con l’etichetta della bottiglia (disegnata da Paolo Ottokin Campana, grafico e fumettista di fama). E il motivo è presto compreso.
Vermuto non può essere un Vermouth perché ha meno botaniche, ma soprattutto un vino di base fiero, testardo, difficile da piegare, per il quale ci sono voluti anni di studio e di prove.
Vermuto non può essere un Vermouth classico perché è piacevole ma non piacione, non abboccato nel senso peggiore del termine, capace di intontire le papille gustative con un senso di novità.
Vermuto non può essere un Vermouth classico perché gli piace sedere a tavola, essere abbinato a tutto pasto e giocare con i cocktail.
Vermuto non può essere un Vermouth classico e proprio per questo, con il suo intreccio di camomilla, artemisia e giaggiolo (durezza e dolcezza insieme) è il Vermouth del futuro.
Vermuto è agile e versatile, pronto per tutte le formule di servizio. Assoluto con un cubetto di ghiaccio per un fine pasto godurioso o con una fetta di arancia e 20 cl di Acqua Tonica speziata, per un aperitivo fresco e armonico. E ancora 1\3 insieme a Bitter secco e un London Dry Gin per un Negroni non troppo morbido, adatto a un “tutto pasto” elegante e di carattere. Ma è liscio, a 10° di temperatura massima, in un calice ampio che regala la sua massima espressione, con un’ampiezza di profumi e nuance uniche, nelle notti più fredde dell’inverno come nelle serate più calde dell’estate italiana.
Vermuto in Pillole:
- Vino: 100% Cannonau;
- Gradazione: 18° Vol.
- Confezione: 500 ml
- N° bottiglie prodotte: 999 bottiglie
- Prezzo a scaffale: € 24,90
- Distribuzione italiana: Acquaspiritosa.com
Mastiò-Hofmann
Ci sono luoghi in cui il vino è un affare di famiglia, lontano dai ritmi frenetici delle grandi città, radicato nel cuore dei territori più vocati. Questo accade a Galtellì, provincia di Nuoro, borgo delle Baronie più profonde che Grazia Deledda ha cantato nel suo Canne al vento. Qui oggi sorge la cantina Mastio-Hofmann, una realtà minuta, per cui il vino è un membro della famiglia, trattare la vigna una questione di cuore.
Da 46 anni la famiglia è dedita a raccontare il territorio sardo racchiudendo i suoi sapori in bottiglie, calici e stille di vino. I primi filari di Cannonau, uno dei vitigni più identitari dell’isola, sono stati impiantati nel 1974 da Michele Mastio, patriarca della famiglia, e da allora la coltivazione è andata avanti senza soluzione di continuità. Nulla è stato capace di interrompere quella che è una vera e propria storia d’amore lunga più di quarant’anni con la terra e i suoi frutti. A continuare questo racconto pratico, fatto di sudore in vigna e attenzione quotidiana, oggi sono Michele, il nipote del fondatore, e sua moglie Paola Hofmann. Due volti giovani a incarnare la terza generazione di vignaioli, che ha portato in Cantina una nuova ventata di energia, forti di una passione per il vino senza eguali.
Quasi cinquant’anni di vita sono passati sui vigneti di proprietà della famiglia Mastio Hoffmann, che non soffrono il passare del tempo. Anzi, si sono affacciati al nuovo decennio pronti ad affrontare le sfide più contemporanee. Nel 2019 la cantina si è rinnovata, trasformandosi restando sempre fedele ai suoi principi. Il primo cambiamento è stato un’apertura ad altre sfumature del mondo vino. Accanto al Cannonau è arrivato prima il Vermentino, altro vitigno che racconta la Sardegna in tutti gli angoli del globo, poi il Montepulciano e il Sangiovese, oggi utilizzati per alcuni blend di grande raffinatezza. Oggi gli ettari totali sono 7, per una potenza di fuoco produttiva di circa 40mila bottiglie.
Mentre le braccia della famiglia si aprivano per accogliere al proprio interno nuove uve e nuove sfide, allo stesso tempo sono le porte della cantina ad essersi aperte al mondo. I vini delle Baronie della maison hanno affrontato, vincenti, le sfide del mercato estero e si sono affermate nei principali concorsi nazionali. Ma la volontà di connessione non si è esaurita qui e in linea con le più moderne tendenze legate all’accoglienza nel mondo vino, la Cantina Mastio Hoffman si è dotata di una struttura moderna e funzionale, dotata di uno showroom elegante e di una cucina professionale che, unita ai grandi spazi e alla bellissima vista sulle Baronie, è perfetta per degli incoming capaci di unire i sapori della cucina sarda a quelli dei vini del territorio.
Redazione Centrale TdG