
Con una solenne cerimonia presso il Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara, il Ministro della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia, Mehmet Nuri Ersoy, ha presentato alla stampa ed al pubblico la stele Lidia, una stele della civiltà Lidia del III secolo d.C., di modeste dimensioni -50cm x 30cm – ma dall’inestimabile pregio e valore storico, tornata in Turchia dopo 23 anni di perizie e diatribe giudiziarie presso i tribunali italiani concluse, nel dicembre 2019, con sentenza della Corte d’Appello Civile di Firenze, che, in applicazione della Convenzione UNESCO del 1970, ne ha riconosciuto la provenienza certa e, pertanto, disposto la restituzione della preziosa stele alla Repubblica di Turchia, custodita fino a quel momento presso il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze.

Trafugata nel 1990 dal Tempio di Apollo Aksyros nel sito archeologico di Saittai, nella provincia occidentale di Manisa, nella Turchia centro-occidentale, la stele ha compiuto un lungo viaggio transitando in numerose città da Zurigo, Londra – dove fu presentata e battuta in una prestigiosa asta con il nome di “lapide funeraria romana” – Arezzo e infine Prato dove è stata ritrovata dai carabinieri durante un raid del 1997, compiuto presso un negozio di antiquariato.
Sulla stele è rappresentata la storia di un dio che punisce Melita e Makedon per aver rubato una rete da pesca ed altri oggetti. I parenti dei due furfanti, disperati, chiesero aiuto ad Apollo Aksyros, donando al tempio intitolato al dio la stele in questione.
La civiltà della Lidia si sviluppò nel cuore della Turchia occidentale, attualmente tra le province di Usak, Smirne e Manisa tra il 1200 e il 546 a. C., anno in cui divenne una provincia dell’impero persiano Achemenide (Satrapia Lidia) e, successivamente, nel 133 a. C. provincia dell’impero romano.
Sardi, antica capitale di Lidia nel VII secolo a.C., si trovava nel mezzo della valle dell’Hermus, ai piedi del Monte Tmolus, oggi corrispondente all’attuale villaggio di Sart, vicino a Salihli, nella provincia turca di Manisa.

Ancora oggi si possono ammirare i magnifici resti del grande tempio di Artemide con le sue colonne, il vecchio fiume di Pactalo dal quale i lidi ottenevano l’oro e lo raffinavano, la grande via imperiale persiana, una bellissima sinagoga con mosaici geometrici di grande ricercatezza ed il ginnasio ricostruito con le sue terme, oltre una serie di negozi sulla via principale adiacente alla sinagoga.

Gran parte degli 11mila oggetti rinvenuti durante gli scavi nel complesso archeologico dal 1958 sono in mostra nel Museo Archeologico di Manisa.
Carmen Guerriero