
La presenza di un grande vino bianco in Piemonte, regione di straordinaria qualità per i vini rossi, è rivelatrice del profondo legame che il Gavi ha sempre avuto con la Repubblica di Genova. La cucina delle famiglie genovesi, che in questi feudi avevano le dimore di campagna, era a base di pesce, carni magre e verdure e si sposava perfettamente con il Cortese, il “nobile” vitigno autoctono.
Le terre del Gavi segnano l’antico confine fisico tra mare e pianura, in una posizione strategica nelle direttrici politiche e commerciali, come testimoniato dall’area archeologica di Libarna e dal Forte di Gavi. I resti della città romana di Libarna a Serravalle Scrivia testimoniano la presenza di un importante mercato e centro di scambi già dal II secolo a.C. lungo la via Postumia, la via Francigena e la Via del Sale, che si consolida dai tempi dei romani fino all’anno Mille.


Le terre del Gavi contano dal Medioevo diversi insediamenti feudali genovesi, costituiti non solo dal forte, ma anche da ettari di boschi, vigneti, torrenti e ancora mulini, filande, ferriere e segherie. Una ricchezza su cui i Doria, gli Spinola, gli Adorno, i Malaspina, i Grimaldi, per citare solo alcune delle dinastie, hanno costruito il loro patrimonio e rafforzato la loro autorità.
Un’influenza tutt’oggi evidente nei centri storici dei borghi con l’inconfondibile architettura a carruggi, nelle dimore signorili che sono la sede di importanti aziende vinicole, nei castelli sulla cima di quasi ogni colle e soprattutto in cucina, dove il pesce, le verdure e le carni bianche ben si sposano con il Gavi.

Ed ecco spiegata in Piemonte, tradizionalmente terra di rossi, la presenza di un grande Bianco, 100% da uve Cortese.
Secondo la leggenda, il nome di questo vino è ispirato alla principessa Gavia che avrebbe chiamato così il borgo che l’accolse quando, fuggendo dall’ira del padre Clodomiro, re dei Franchi, che le negava il suo amore per un giovane cavaliere, vi trovò rifugio dalle truppe francesi.


La prima testimonianza di viticoltura in queste terre risale al 3 giugno 972, come confermato da un documento, conservato all’Archivio di Stato di Genova, che riporta l’affitto di vigne e castagneti a due cittadini di Gavi da parte dell’Arcivescovo di Genova e dal porto di Genova, nel 1782 partono i primi bastimenti verso il Nuovo Mondo carichi del prezioso vino di Gavi. Nel 1998 il Gavi ottiene la Docg. Sono 11 i comuni in provincia di Alessandria in cui si può vinificare il Gavi Docg, secondo un rigido disciplinare: Bosio, Carrosio, Capriata d’Orba, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo e nel 2004 il Consorzio Tutela del Gavi è il primo in Italia a completare la verifica ampelografica e la geolocalizzazione satellitare dei vigneti del territorio per garantire la produzione di Gavi da Cortese in purezza.
Nel 2014 la DOC festeggia i suoi primi 40 anni con un’etichetta Anniversario: è la maturità di una delle più grandi eccellenze enologiche italiane, con una produzione di 13 milioni di bottiglie nel 2024 (il 92% della produzione di Gavi DOCG è destinata all’export) per un fatturato complessivo di 67.000.000 di euro.


Le terre del Gavi sono rese speciali dall’incontro tra il vento marino che soffia dal Mar Ligure e la neve dell’Appennino. Il clima moderatamente continentale, gli inverni freddi e le estati calde e ventilate, l’altitudine dei pendii e l’esposizione, i terreni marnosi, calcarei e argillosi danno vita al Grande Bianco Piemontese: un terroir originale che ritroviamo nel bicchiere.
I 1.600 ettari di vigneti si trovano a un’altitudine media compresa tra i 180 e i 450 m.s.l., con pendenza variabile ed esposizione generale orientata verso nord-ovest e sud-est.
Dal punto di vista geologico, il terroir del Grande Bianco Piemontese si divide in Terre Rosse, Fascia Centrale e Terre Bianche.
Le argille rosse rappresentano la fascia settentrionale della denominazione, quella che dalla pianura alessandrina si eleva a colline caratterizzate da dolci pendenze. Suoli di colore rossastro, a prevalenza argillosa, ricchi di ferro, creati dai depositi alluvionali accumulati dalla lenta azione erosiva dei fiumi. È la fascia climaticamente più calda e regala Gavi di ottimo corpo e struttura.
La fascia centrale, che affiora sulla linea che unisce Serravalle Scrivia, Gavi e San Cristoforo, vede un’alternanza di marne e arenarie. Terreni misti di argille, sabbie e ciottoli dove non mancano terrazzamenti fluviali, formazioni marine e rocce derivate da crosta oceanica. Sono le aree che donano Gavi in profondo equilibrio tra struttura e sapidità.

Le terre bianche, infine, rappresentano la parte più meridionale del comprensorio, che si fa sempre più ripida avvicinandosi all’Appennino, superando i 400 metri di altitudine. I terreni diventano chiari, caratterizzati da marne tufacee di origine marina, ricche di microelementi e fossili. Suoli decisamente più poveri e duri, immersi in un clima più rigido e ventilato. Da qui provengono Gavi caratterizzati da estrema finezza, delicati profumi e spiccata mineralità.
Per mantenere alta la qualità del Gavi, il disciplinare impone basse rese. Dai 95 quintali per ettaro per le tipologie di Gavi tranquillo, frizzante e spumante, si passa ai 65 quintali per ettaro della tipologia Riserva. La resa massima dell’uva in vino non deve essere mai superiore al 70%.
Nel calice il Gavi presenta un colore paglierino più o meno tenue con riflessi verdolini, profumo distinto e delicato, con sentori di frutta fresca e fiori bianchi, note di agrumi e mandorle amare, che arricchisce con l’invecchiamento di profumi minerali e complessità. In bocca è asciutto, pieno, gradevolmente fresco e armonico, di grande eleganza e finezza. Nella tipologia Riserva, oltre al colore più dorato, si esalta l’ampiezza di naso e bocca, più piena e ricca, nobilitata da aromi terziari e da un’inconfondibile freschezza.
Il disciplinare riconosce quattro diverse tipologie di Gavi: Tranquillo, Frizzante, Spumante e Riserva. Quattro diverse sfumature di un vino dall’identità netta e precisa, la cui naturale versatilità eccelle nell’espressione della differenza.
Tranquillo: È la tipologia di Gavi che rappresenta circa il 99% della produzione. Vino secco e fermo, dal colore giallo paglierino più o meno intenso, il volume di alcol minimo è del 10,50%. Viene solitamente bevuto giovane, ma sempre più produttori ne sottolineano la capacità di resistere al tempo, adottando tecniche agronomiche e di cantina capaci di sottolineare la sua naturale vocazione alla longevità.
Frizzante: Presenta una spuma fine ed evanescente. Il volume alcolico minimo è 10,50%. È una tipologia di Gavi tradizionale, che tuttavia pochi produttori vinificano a favore di quella ferma.
Spumante: Versione spumante ottenuta principalmente attraverso il metodo classico. Presenta una bolla fine e persistente, con profumi floreali delicati. Da disciplinare, la permanenza sui lieviti minima è di 6 mesi. Il volume alcolico minimo è 10,50%.
Riserva: La tipologia Riserva è dedicata ai Gavi da invecchiamento, che escono sul mercato dopo almeno un anno di affinamento, di cui almeno 6 mesi in bottiglia. La Riserva prevede rese più basse in vigneto e tecniche di vinificazione che ne esaltano la longevità. Si presenta di colore dorato, grande ampiezza di naso e bocca, nobilitata da aromi terziari e da un’inconfondibile freschezza. Il volume alcolico minimo è 11,00%.

Se i vini giovani racchiudono già tutta la freschezza e gli aspetti migliori della propria evoluzione, è la sorpresa della longevità che rende il Gavi uno dei più grandi bianchi italiani. La felice complessità del territorio, la diversità dei suoli e dei microclimi, nonché propensione dei produttori ad esaltare la qualità del frutto a scapito della quantità, hanno rivelato l’anima “lunga” del Gavi, pronto ad invecchiare felicemente e a farsi apprezzare nel tempo, anche a 8-10 anni dalla vendemmia.
Il Gavi è un bianco molto più longevo di quanto si creda, può evolvere in maniera elegantissima complessando il suo ricchissimo patrimonio organolettico. La spiccata acidità lo rende piacevole da giovane, ma lo mantiene fresco nel corso degli anni. Associata alla sua naturale eleganza, dona al Gavi una capacità di affinamento non comune, che amplia lo spettro dei profumi verso una mineralità sempre più fine ed eterea, con ampiezza di naso e gusto pieno e persistente. Con il passare degli anni il Gavi, mantenendo la freschezza tipica del Cortese, evolve in un sontuoso bianco: il naso si arricchisce di un complesso bouquet di note terziarie e balsamiche, in bocca spicca l’elegante sapidità, il corpo strutturato e la lunga persistenza. Per assaporare e studiare la trasformazione nel tempo del Gavi Docg, il Consorzio organizza annualmente degustazioni verticali riservate a stampa e operatori. Si tratta di occasioni di grande visibilità per scoprire la profondità del Gavi.

L’abbinamento enogastronomico per eccellenza è con i piatti tipici delle colline del Gavi: una cucina di confine, di ispirazione ligure, semplice e gustosa. Dalle farinate e focacce alla pasta fresca come il Raviolo De.Co. gaviese, tradizionalmente preparato con carni bovine e suine, uova, formaggio, borragine e scarola. La storia lega alla famiglia Raviolo, che a Gavi risiedeva, l’origine di questa pasta ripiena, la cui ricetta è oggi gelosamente tutelata dall’ Ordine Obertengo dei Cavalieri del Raviolo e del Gavi che da oltre 45 anni, si occupa con impegno della sua promozione.

Degustare il Gavi fa scaturire un’emozione profonda, capace di trasportarci in un viaggio sensoriale fra i diversi Comuni, ciascuno con una ricetta e un gusto tipico: la torta di riso di Bosio, la focaccia di Parodi Ligure, la farinata di Serravalle Scrivia, i canestrelli di Francavilla Bisio, il cioccolato di Novi Ligure, i formaggi di Tassarolo, il miele di Carrosio, le lasagne con fagiolane di Capriata d’Orba, i corzetti di Pasturana, la testa in cassetta presidio Slow Food e gli amaretti di Gavi, a base di mandorle, zucchero, albume d’uovo, miele il cui brevetto risale al 1780.
Il Gavi si presenta come un vino versatile che si adatta a ogni occasione di consumo, da portare sulle tavole di tutto il mondo come bianco rappresentativo del Piemonte.
CONSORZIO TUTELA DEL GAVI
- Via Mameli 173 – 15066 GAVI (AL), Italy
- Tel: +39 0143 645068
- www.consorziogavi.com
Paolo Alciati
Dati: fonte uff. stampa e Consorzio Tutela del Gavi


