“Un’idea, un concetto, un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione…” cantava il grande Giorgio Gaber.
E Davide Canina, ingegnere piemontese con una grandissima passione per il vino, l’idea concreta – e non astratta – che gli frullava in testa ce l’aveva da tempo.
Sommelier professionista di grande competenza, direttore dei corsi ASPI Monferrato e responsabile della creazione delle carte dei vini di diversi ristoranti in Piemonte, affina il suo sapere con chef stellati come Andrea Ribaldone a I due buoi di Alessandria, prosegue sempre con Ribaldone all’Osteria Arborina a La Morra e approda infine alla Locanda del Sant’Uffizio a Cioccaro di Penango (AT) con il talentuoso Gabriele Boffa e la supervisione del pluristellato Enrico Bartolini.
Davide parte da quest’ultima esperienza e prende il via con un percorso che da astrazione diventa realtà: produrre il “suo” vino. Ed è per la passione, ancora prima che per la loro qualità, e soprattutto per il “concetto” (si ritorna quindi alla frase di Gaber) di produzione radicato nell’espressione del territorio attraverso il suo vino che nasce questa sua inarrestabile idea.
Incomincia a viaggiare in Italia e in Europa per comprendere meglio come e dove realizzare questo sogno finché l’incontro con Agostino Malvicino, direttore della cantina Produttori di Govone, nell’astigiano, gli spalanca la porta ad un territorio di circa 300 ettari, quello composto dai soci della cantina.
Da lì a scegliere le migliori parcelle è un percorso obbligato che Davide realizza con entusiasmo, grazie anche all’affiancamento di una figura fondamentale per la sua vita, Monica Pedrotto, figlia d’arte (i genitori coltivano Moscato), compagna del suo cuore e co-ideatrice nel progetto “I Parcellari”.
La Parcella – o lieu-dit, rappresenta uno spazio definito e limitato all’interno di un appezzamento di terra registrato ufficialmente ed è la più piccola porzione di vigna dalla quale si può produrre il vino. Un insieme di Parcelle può essere considerato un Parcellare – o climat.
Siamo nel 2019 e il sogno ha finalmente preso forma!
E questo sogno non poteva che iniziare dal territorio in cui Davide aveva terminato il suo impegno nella ristorazione: il progetto nasce infatti nel vigneto Bricco Pizzo, a Cioccaro di Penango, nella Parcella 505. “Con la collaborazione e il lavoro meticoloso dell’enologo Claudio Dacasto – spiegano Davide e Monica – vengono individuate le Parcelle ideali per produrre vini in grado di valorizzare al meglio i terroir dei tre siti selezionati: Portacomaro, Montegrosso d’Asti e Govone. Da qui il nostro motto: UN VIGNETO, UNA PARCELLA, UN VINO. All’inizio del 2022 entra nel team Maurizio Gily, come consulente agronomo. L’obiettivo è quello di migliorare la conduzione dei vigneti per affrontare al meglio la sfida del cambiamento climatico e ricercare nuove parcelle e nuovi vitigni da produrre”.
Il concetto è partito dalla voglia di produrre Barbera e Grignolino, ma la prima vendemmia, per una questione di maturazione delle uve, è stata con la Parcella 146 di Chardonnay posta sul Bricco La Gambina a Grazzano Badoglio (AT). Grappoli raccolti a mano in cassette, fermentazione in barriques per 10 mesi e affinamento per un anno in bottiglia perché, spiega Davide, “…da questo vitigno ricerchiamo il frutto e la mineralità in primis, affiancate da una bella lunghezza in bocca. Lo stile è quello della Borgogna con affinamento in barriques e batonnage. L’idea è quella di avere dei vini che durano nel tempo ma già piacevoli dal primo anno”.
“Nello stesso anno – prosegue Monica – proprio grazie ai Produttori di Govone che ci hanno fatto scegliere delle Parcelle anche di quei vigneti, abbiamo anche vendemmiato la Barbera d’Asti DOCG nella Parcella 563 e il Grignolino d’Asti Doc nella Parcella 505 entrambe a Cioccaro di Penango mentre a Govone abbiamo scelto di produrre il Nebbiolo (parcella 21) e l’Albarossa (parcella 269), che è un vitigno derivante dall’incrocio tra Chatus, o Nebbiolo di Dronero, e Barbera”.
La ricerca di parcelle d’eccellenza ha portato Davide e Monica a scegliere nel 2020, per il “loro” Sauvignon, la Parcella 602 di Bricco Sartorino a Portacomaro (AT) perché, aggiunge Davide, “…il terreno è compatto, con argilla e oltre il 50% di limo, simile un po’ a quello francese della Loira. È stata una ricerca un po’ lunga ma la resa ci soddisfa, è proprio quella che volevamo. Inoltre utilizziamo un vinificatore brevettato, il Vinooxygen® che ci permette di vinificare portando il vino nei contenitori di acciaio senza mai fare un travaso”.
“Nel Sauvignon – prosegue Davide – la sfida è quella di far esaltare le sue caratteristiche principali di agrume e frutta come avviene in Loira, senza far emergere quel sentore di “pipì di gatto” che rappresenta un difetto quando la sua presenza è troppo invasiva. Con il Vinooxygen riusciamo ad arrivare alla completa maturazione dell’uva e grazie all’assenza del contatto con l’ossigeno riusciamo a preservare l’integrità e gli aromi tipici di questo grande vino”.
La loro è una tecnologia green, per la quale hanno anche ricevuto dei finanziamenti dalla Comunità Europea, in quanto con questi accorgimenti hanno ridotto del 30-40% l’uso di acqua, detersivi e energia, senza considerare il fatto che in questo modo i loro vini bianchi non perdono in aromaticità e l’utilizzo di solforosa è quasi inesistente (meno di 50 milligrammi per litro quando nel biodinamico il limite è di 90 e, sempre per i bianchi, il convenzionale è di 250 mg/l).
Sempre a Portacomaro, a Bricco Costalunga, la loro scelta è caduta su tre Parcelle – la 288, la 291 e la 655 – per produrre il Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG “TREPARCELLE”. Un vino equilibrato, dagli intensi sentori tipici di rosa canina e di geranio. Note speziate di pepe e frutti rossi.
“Il Ruchè è un vitigno autoctono del Monferrato che arrivò a Castagnole Monferrato grazie a Don Cauda, parroco che – alla fine degli anni Sessanta – favorì la sua riscoperta enologica. Il nostro Ruchè non ha residui zuccherini e mantiene un tenore alcolico classico per un vino rosso senza eccessive gradazioni. La purezza del Ruchè senza aggiunte del Brachetto permette di avere una maggiore sensazione di spezie, in particolare di pepe. Nonché sentori di fiori freschi come il geranio e la rosa. Crediamo sia a tutti gli effetti l’archetipo del Ruchè”, concludono Davide e Monica al termine della degustazione alla quale ho partecipato.
Per non farsi mancare nulla del top dei vitigni da coltivare, nel 2023 hanno aggiunto una vigna biologica di Pinot Nero a Nordelaia, nel Monferrato alessandrino.
Coraggiosi? Piuttosto. Meticolosi? Sicuramente. Competenti? Assolutamente sì!
E questo loro entusiasmo, che traspare in ogni frase, in ogni atteggiamento, in ogni scelta fatta, li ha già portati al successo con la produzione di vini di vera eccellenza. L’utilizzo sapiente del legno – la barrique solo per lo Chardonnay, mentre per gli altri vini, acciaio oppure tonneaux da 500 litri, senza affinamenti di eccessiva durata, max 15 mesi a seconda della tipologia – ingentiliscono le sensazioni palatali, preservando e amplificando i sentori “veri” dei loro vini. E i prossimi anni saranno sicuramente luminosi e segneranno positivamente il loro percorso di stile.
Degustazioni e visite si possono prenotare attraverso i Produttori di Govone, la cantina è dotata anche di showroom.
I PARCELLARI
- Via Umberto I, 46 – Govone (CN)
- Cellulare: +39 328 889 1794
- www.iparcellari.com/it
Paolo Alciati